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barriera architettonicaIl PEI, Piano Educativo Individualizzato è nato con una mens giuridica ben precisa, fornire attorno al minore con disabilità una rete adeguata tra famiglia e diverse istituzioni per garantire una crescita armonica al minore, persona con disabilità.

La mens giuridica, secondo filosofia del Diritto, ha utilizzato una intuizione geniale con i seguenti termini  “congiuntamente.. redazione.. collaborazione” (D.P.R. ’94). Gli esercenti la “Responsabilità genitoriale”, in armonia con gli insegnanti e gli specialisti redigono, collaborando congiuntamente, il documento. Tale documento nel suo orizzonte, nella sua natura e nella composizione dei “redattori” si svolge a scuola ma non solo è del minore con disabilità (che ne è il soggetto e l'oggetto) ma trascende la dimensione di documento interno alla scuola. Non è documento collegiale ma documento "redatto congiuntamente".
Certo questa modalità redazionale non è facile e a volte ci sono state situazioni di stallo, ma la necessità di avere una “redazione congiunta” ha portato il Gruppo di Lavoro, nella sapiente Alleanza Famiglia-Scuola, a crescere assieme, magari con fatica, e a fare un buon documento P.E.I. (Piano Educativo individualizzato). Documento dunque che trascende la Scuola ed è un piano di vita, cucito addosso al minore con disabilità in maniera "sartoriale". Non bisogna dimenticare che il minore con disabilità è aiutato ed educato, anzitutto, da chi ne ha la Responsabilità Genitoriale.

Tale importante documento, omnicomprensivo, ben oltre il solo orizzonte scolastico, è documento che accompagna l’iter del minore con disabilità nel passaggio da scuola a scuola, con scrupolo di conservazione attenta e cautelata.

Nel contempo è evidente che, secondo filosofia del Diritto, i genitori, esercenti la Responsabilità Genitoriale ed esercenti il diritto ed il dovere di educare il minore e dunque adempiere al suo diritto all’Istruzione, a 360 gradi, non sono elemento di collegio scolastico (art. 30 Costituzione) ma elemento “riconosciuto” dalla Costituzione e che trascende la Costituzione stessa.
La famiglia, inevitabilmente, anche da un punto di vista meramente socio-economico è a fondamento della società.
La famiglia è la prima “istituzione naturale” che significa e dona senso ad ogni altra Istituzione possibile.

Ora che cosa sta succedendo ad opera del Governo in carica nel silenzio circoscritto della calura nel mese di Luglio 2020, cioè di quest’estate?

Il Decreto Legislativo del 13 aprile 2017, n. 66 all’art. 7, Decreto che abbiamo criticato in diverse sedi e modi (secondo i criteri interni ai fondamenti costituzionali della Filosofia del Diritto) e su cui abbiamo reiteratamente invitato il Presidente Mattarella a non firmare recita al punto 2 comma (a): “è elaborato  e  approvato  dai  docenti  contitolari  o  dal consiglio di  classe,  con  la  partecipazione  dei  genitori  o  dei soggetti che ne esercitano  la   responsabilità,   delle   figure professionali   specifiche   interne   ed   esterne all'istituzione scolastica che interagiscono con la classe e con la  bambina  o  il bambino, l'alunna o l’alunno,  la  studentessa  o  lo  studente  con disabilità nonché con il supporto dell’unità  di  valutazione multidisciplinare

Per rispettare le cose che ci siamo ricordati, i fondamenti del dettato Costituzionale e la filosofia di questi fondamenti e, nel contempo, l’intuizione geniale della mens del legislatore nel ‘92 con approvazione del Presidente della Repubblica nel ’94 abbiamo invitato più volte e in diversi modi il garante della Costituzione, il Presidente Mattarella, a non firmare.
Ed ancora ci si chiede perché, questo fine giurista, abbia firmato tale Decreto.

Il Decreto, anche se entrato in vigore nel 31 maggio 2017 non ha ancora Decreti attuativi, ed è pertanto “sospeso” proprio nella sua attuazione.

Ora, con questo governo giallo-rosso (ma per noi poteva essere pure giallo-verde o giallo-blu, nulla cambia) forti del problema oggettivo del COVID-19 si spinge per rendere attuativo tale articolo con un “nuovo” PEI.

Il lettore attento avrà notato che le parole “congiuntamente.. redazione.. collaborazione.. " dense di significato, di meta-significato e di scienza giuridica, sono state cambiate in “elaborato e approvato”.

Cosa significa questo?

Significa anzitutto creare un obbrobrio giuridico. Una distonia giuridica.

Un documento che per natura propria è extra-collegiale perché coinvolge soggetti esterni alla Scuola, anzitutto i genitori, in una "redazione congiunta" viene cambiato in un documento “democraticamente collegiale” cioè in un documento che sottostà a regole interne alla scuola.
Così si interrompe l'Alleanza Educativa.
La Famiglia educa e la Scuola co-educa. Così è pensata la nostra Costituzione. Se invece si trasforma il GLO in un organo che funziona collegialmente, questo, automaticamente, infrange il dettato Costituzionale, trasformando la Scuola e la sua natura suppletiva, a livello educativo, in “scuola di stato”. Però in forma ibrida.

La responsabilità genitoriale e il rispetto del diritto e del dovere dell’istruzione rimangono ai genitori ma non la libertà educativa quando ci sono minori con disabilità perché tale libertà è violentata, per legge, da una “approvazione” che richiama ad un sistema di voto.

Questo non solo è impari per numero, la famiglia sarà sempre in deficit, ma è improprio dal punto di vista del Dettato Costituzionale e di ciò che la famiglia è per cui è “riconosciuta” dalla Costituzione ed esiste prima della Costituzione stessa. Per questo il DPR del ’94 parlava in sostanza di “redazione congiunta” in forma di collaborazione.

Cosa accadrà dunque? Che non potendo attuare lo scandalo di “togliere” la "Responsabilità genitoriale” alla famiglia del minore con disabilità, per quanto riguarda gli aspetti educativi, lo si farà in sordina, con approvazione di legge e per voto.

Se dunque succede un guaio, magari non voluto, per conto del minore con disabilità, la responsabilità è della famiglia ma se si tratta di educazione non si collabora con la famiglia sostenendo la liberta educativa, costituzionalmente riconosciuta (art. 30) e facendola correttamente crescere con azione suppletiva, no, tutt’altro, si decide al posto e nonostante la famiglia.

E questo, in alcuni abusi evidenti di diverse scuole, è già avvenuto sistematicamente da anni. Ora rischia di essere istituzionalizzato e di rendere norma l’abuso collegiale della scuola nei confronti dei genitori.
È veramente grave che la bozza di Decreto Interministeriale continui a citare, impropriamente, l'articolo 37 del DLgs 297/1994 a sostegno del PEI come atto amministrativo di natura collegiale. In tale articolo di legge non troverete mai la citazione inerente il Piano Educativo proprio perché è il DPR del '94 che definisce la natura del PEI. E tale arbitrio giuridico fatto nel Decreto Interministeriale viene fatto per cambiare (in peggio) il Piano di Vita in qualcosa che la scuola gestisce scavalcando la responsabilità genitoriale. Scuola di stato, appunto. Qualunque ne sia il colore partititico di appartenenza.

Né è valido affermare “.. si è sempre fatto così!” (come in qualche modo, erroneamente, senza entrare nel merito normativo, dice l'Avv. Salvatore Nocera su superando.it, ed è un'amarezza), perché, appunto, secondo Diritto e secondo Costituzione quando si è fatto così, si è sempre fatto male, con comportamenti giuridici e morali gravemente erronei. Altamente diseducativi.

Ora, nel totale silenzio degli organi di legittima comunicazione e trasparenza, il MIUR con metodo ideologico e sottaciuto, ascoltando solo un Osservatorio rappresentativo, appunto, complice la distrazione legittima della situazione COVID-19, ha elaborato una “bozza di linee guida per la redazione del PEI” di cui non v’è traccia pubblica. E questo è molto grave, carbonaro e anti-democratico; senza che la gran parte delle famiglie con minori con disabilità ne possano veramente discutere.
In tal modo tutti si troveranno la pappa ideologica pronta, nella natura e nel metodo, che compie la parabola discendente del progetto inclusivo. La responsabilità genitoriale nei confronti del minore con disabilità sarà vilipesa, tradendo l’intima natura di tale responsabilità, il minore espropriato di un armonico intervento di redazione congiunta dei suoi genitori.

La scuola avrà sacralizzato il suo sogno di monade rinchiusa come Scuola di Stato, attuando un fascismo durissimo proprio perché attuato in maniera graduale a soft.

E, come la storia insegna, tale fascismo è legato intimamente all’ottimizzazione e alle dimensioni delle “risorse di bilancio”. Creando tabelle, codici, regole e regolette, sistemi e raggiri documentali atti a garantire il profitto di una Azienda e delle “Aziende” che con lei collaborano.

Questo comportamento del governo in carica è comportamento di propaganda che vuole mettere il punto, in forma altamente maldestra e dannosa, su questioni delicatissime, e tutte le forze politiche di ogni colore devono essere allertate.

Si vuole una prova?

A pagina 12 dell’allegato A1 della molteplice bozza (che noi abbiamo) si legge una nota (1) sulle “proposte” (termine interpretato sempre con ambiguità come possibilità e non come necessità indicate per il minore con disabilità e di cui devono tenere conto le Istituzioni Scolastiche e Comunali):

(1) L’indicazione delle ore è finalizzata unicamente a permettere al Dirigente Scolastico di formulare la richiesta complessiva d’Istituto delle misure di sostegno ulteriori rispetto a quelle didattiche, da proporre e condividere con l’Ente Territoriale

Questo significa che il GLO non esprime più una necessità del minore con disabilità che l’Istituzione ha il dovere di ottemperare (secondo mens giuridica) ma che il Dirigente propone quanto proposto perché l’Ente dia quanto può, cioè sempre sistematicamente meno di quanto realmente serve ed “indicato” nel senso di “pro-posto”, cioè posto a favore del minore con disabilità dal GLO.

Capito come si rigirano i documenti puntando al ribasso delle reali necessità del minore con disabilità per risorse di bilancio?

Avete compreso il pastrocchio di propaganda e di deformazione normativo-giuridica che ha fatto e sta facendo l'attuale governo con il silenzio assenso di molti?
E ci siamo fermati ad un semplice esempio. Potremmo continuare per ore, in punta di Diritto e di Filosofia del Diritto.

E il problema reale della qualità delle risorse, che andava affrontato, sia per l'Insegnante di Sostegno, gli insegnanti curriculari e le figure educative?

Se il governo fosse stato attento ed intelligente, ed avesse rispettato la Costituzione, non avrebbe trascinato al peggio il n° 66 all'art. 7 della legge del 2017, citando tra l'altro impropriamente l'articolo 37 del DLgs 297/1994 (come delirio vanesio di rendere tutto collegiale, controllabile, gestibile), ma anzi avrebbe ricondotto tale articolo del 2017 della "Buona Scuola" alla corretta mens giuridica del legislatore del '94, rispettando tutte le parti e soprattutto rispettando la natura sia del GLO che del PEI.
Ma le manovre di questo sottobosco intenzionale e giuridico si respirava da anni e in special modo negli ultimi decreti e contro-decreti fatti in emergenza, con pastrocchi inutili di cui abbiamo già parlato (vd qui). Non sono solo frutto di incompetenza ma di ideologia.

Un sistema iniquo, di gioco al ribasso che tradisce nell’intimo non solo l’inclusione reale e feconda del minore con disabilità ma anche la funzione originaria dell’economia come cura delle cose di casa e dunque delle sue persone (οἰκονόμος).
La persona infatti viene cosificata sottostando a numeri di spesa e risorse di bilancio.
Ne sanno qualcosa le innumerevoli famiglie con figli con disabilità che lottano, ogni giorno, perché vi sia coscienza civica di inclusione da parte delle Istituzioni.
E sono lotte che trascinano anche anni di contenzioso giuridico, con tempi burocratici e stravolgimenti del Diritto da far accapponare la pelle ad un cappone.
Sentenze che non vengono magari “perse” dalle famiglie secondo diritto, ma stravolte perché ci siano iniqui giudizi giuridici di prima e, talvolta, di seconda sentenza.

In tal modo il Bene Comune, ivi compreso il tessuto sociale viene sfaldato. Questo è l’epilogo di leggi nate male, pensate in maniera ideologica e che veicolano l’involuzione della Filosofia del Diritto.

La famiglia viene espropriata e la scuola si rafforza nel suo essere monade alla deriva di un sistema collegiale auto-referenziale, azienda solipsistica che ha smarrito finalità educative.

E, dolentemente, con amarezza, le Associazioni e le reti che dovevano proteggere questo Bene delle persone con disabilità si ritrovano disarmate e rese alle ragioni distorte di stato.

Vi sembra catastrofistica questa visione?

Le cose sono due, purtroppo, o non vedete, magari perché non avete figli con disabilità e non sapete cosa significa interfacciarsi con la Scuola, i Comuni e le ASL o perché avete una visione della legge, dello stato e delle regole che tradiscono i fondamenti della Costituzione stessa.

Oppure vedete e vi fate collusi, sempre per ideologia, magari affermando “si è sempre fatto così!”; in tal caso non vi accorgete che “il sistema” non è intoccabile perché sistema ma, anch’esso, necessita di tweaking e necessita di “conversione”, di maturazione e di crescita per essere autentico e che deve essere giudicato in base ai principi della Filosofia del Diritto.

Come quelli che giudicano e interpretano giusnaturalisticamente la Costituzione.

Principi che l’hanno fondata. E voi state trascinando in basso “il sistema” stesso, con il vostro silenzio-assenso.

L’educazione civica nasce da qui, dal rispetto della persona e dal senso di appartenenza sociale, fondamenti di ogni Bene Comune e di ogni integrazione feconda, anche delle persone con disabilità.

Elena Francesca e Paolo


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