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sentenzaSu segnalazione dell'Avv. Roberto Mastalia

Vademecum per la tutela dei diritti dei nostri figli, dell'Avv. Roberto Mastalia 

Inauguriamo con questo Vademecum sul diritto all'istruzione, una serie di articoli dell'Avv Mastalia dedicata alla tutela dei bambini e dei ragazzi disabili. E' questo un documento importantissimo, da stampare e tenere sempre a portata di mano: sembra purtroppo inevitabile anche quest'anno il ricorso all'Autorità Giudiziaria per ottenere i nostri semplici diritti!
Emergenzautismo ringrazia  Roberto, come avvocato e come padre, per il contributo che sta dando alla nostra comunità, specialmente in questo periodo di riapertura delle scuole quando quasi tutte le famiglie come le nostre si troveranno,  o già si trovano,  di fronte ad eventi particolarmente nefasti come l'abbassamento del livello di civiltà dato dal degrado dell'istruzione pubblica (ma anche privata) in questa nostra Italia.



Questa serie di articoli dedicata alla tutela dei diritti dei disabili, in realtà, seguendo un criterio strettamente temporale, sarebbe dovuta iniziare trattando del riconoscimento dell’handicap e dei diritti ad esso collegati (legge 104/92, indennità di frequenza, indennità di accompagnamento etc.), ma l’approssimarsi dell’inizio della scuola rende più imminente dare delucidazioni relativamente al diritto all’istruzione.

 

Premessa necessaria è che, logicamente, gli articoli saranno commisurati alla problematica autistica ma il loro valore, ad eccezione di modeste modificazioni, rimane inalterato anche in relazione ad altre disabilità.
Alcuni mesi or sono, nel corso delle mie quotidiane ricerche di materiale, ci si è imbattuti in un articolo a firma G. Benedetti destinato agli insegnanti per una conferenza su bambini difficili a scuolai che inizia come segue: “I bambini che creano più difficoltà agli insegnanti per la gestione della classe sono solitamente quelli che non rispettano le regole, non danno retta agli adulti e pretendono di fare come pare a loro. E in più si oppongono e reagiscono malamente ai tentativi di mettere limiti al loro comportamento, disturbano il lavoro della classe, provocano i compagni e creano situazioni di scontro fisico e a volte di rischio per l’incolumità loro, dei compagni e a volte anche degli adulti”. Successivamente l’autore indica due categorie di soggetti; da una parte “…bambini di normale intelligenza e sviluppo” ma con comportamento che potremmo definire problematico; dall’altro “…bambini con handicap psichico e relazionale, riconosciuto in base alla legge 104/92 e seguiti di solito con insegnati di sostegno educatore scolastico e altri interventi. Si tratta per lo più di bambini diagnosticati come autistici, con ritardo mentale più o meno complicato da disturbi neurologici…”.

Si eviterà di sottolineare come sia universalmente riconosciuta la funzione formativa della presenza di un soggetto cd “problematico” all’interno di una classe per evitare di cadere nel medesimo qualunquismo del quale è intriso l’articolo di cui sopra; ci soffermeremo invece sul termine “difficoltà”, su chi possa crearne realmente all’interno di una classe e su chi, sostanzialmente, possa essere considerato un “problema” nell’ambito della classe stessa.

Nella mia pluriennale esperienza di padre di un bambino autistico, prima ancora che di avvocato, ho toccato con mano le difficoltà che si trovano quotidianamente di fronte i bambini autistici, le rispettive famiglie, le insegnanti – di ruolo e di sostegno – gli assistenti, i terapisti e gli altri bambini.

Durante le mie peregrinazioni in giro per l’Italia per seguire cause o partecipare a convegni ho avuto modo di conoscere centinaia, per non dire migliaia, di bambini autistici giungendo alla conclusione che il bambino autistico diventa un “problema” per la scuola solo in presenza di due requisiti: da una parte un grave deficit nella terapia che non sia in grado di rimuovere le problematiche di natura organica che, interferendo con il sistema nervoso, creano una serie di disturbi anche gravi; dall’altra la mancata instaurazione di un rapporto “umano” ancor prima che collaborativo tra bambino autistico ed insegnante di sostegno e, conseguentemente, con le altre insegnanti e con il resto della classe.

Nel primo caso si è dimostrato in questi ultimi anni a livello internazionale come una dieta privativa di glutine e caseina, l’eliminazione di altre sostanze per le quali il soggetto ha dimostrato una particolare intolleranza, l’uso di integratori e di prodotti naturali o omeopatici, sono in grado di rimuovere quelle problematiche di natura organica che, provocando dolore o comunque interferenze neurologiche o di altra natura nel bambino, ne alterano il comportamento evitando l’uso degli psicofarmaci.

Nel secondo caso il problema investe direttamente, oltre alle problematiche del bambino, le capacità umane e professionali dell’insegnante di sostegno.

In mancanza di ciò, ogni intervento di natura psicologica o psichiatrica, limitandosi a cercare di controllare i sintomi piuttosto che a rimuoverne le cause, è destinato al fallimento.

Nella stragrande maggioranza delle occasioni nelle quali sono stati evidenziati “comportamenti problema” da parte del bambino si è potuto infatti constatare come tali comportamenti fossero indirizzati sostanzialmente nei confronti dell’insegnante di sostegno e non dei compagni di classe. Molto spesso, inoltre, in seguito ad una serie di colloqui effettuati con il personale insegnate, con gli operatori pubblici e/o privati coinvolti e con i genitori, è emerso che l’insegnante di sostegno aveva espresso giudizi negativi sul bambino in sua presenza, definendolo incapace di comprendere quello che gli veniva insegnato ovvero utilizzando epiteti più offensivi tipo “idiota” o “stupido”.

In altre occasioni sono stati gli stessi bambini, utilizzando la comunicazione facilitata e scrivendo al computer, a spiegare dettagliatamente il perché del loro atteggiamento e la causa delle difficoltà nei rapporti con l’insegnante.

Naturalmente, il problema dell’accesso all’insegnamento ed in particolare al sostegno è ben più grave e diffuso di quanto non possa essere affrontato in questa sede, anche alla luce delle “demenziali” proposte di modifica attualmente al vaglio del parlamento (vedi privatizzazione del sostegno) per cui si rimanda ad un apposito articolo di prossima uscita sull’argomento.
 

Tornando al diritto allo studio, l’argomento verrà affrontato suddividendolo nei seguenti capitoli:
  • Il riconoscimento dell’handicap e della legge 104/92;
  • Il Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.);
  • Il diritto al sostegno: rapporto 1:1, intero monte ore previsto e diritto all’integrazione del sostegno con un assistente per l’autonomia o per la comunicazione;
  • Il diritto ai trasporti scolastici gratuiti;
  • Luogo e modalità di svolgimento della didattica;
  • La tutela dei diritti.

     
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- fonte: http://www.emergenzautismo.org/content/view/964/

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